Open https://www.open.online/ Il giornale online fondato da Enrico Mentana Mon, 20 Oct 2025 08:09:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.3 Università, la facoltà di sociologia occupata a Trento: «Basta relazioni con Israele» https://www.open.online/2025/10/20/trento-universita-sociologia-occupazione-palaestina/ Mon, 20 Oct 2025 08:09:49 +0000 https://www.open.online/?p=2040469 università trento sociologia occupazione

Secondo gli studenti l'ateneo «stringe accordi con gli assassini del popolo palestinese»

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Gli studenti universitari hanno occupato la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento per manifestare solidarietà alla popolazione palestinese. «Come comunità accademica solidale alla popolazione palestinese stiamo occupando il Dipartimento di Sociologia per bloccare una quotidianità che nel suo scorrere regolare si rende complice del genocidio in corso in Palestina. Se la nostra normalità si fonda su violenza e complicità, sentiamo la necessità e ci prendiamo la responsabilità di bloccarla e costruire un’alternativa», si legge in un comunicato diffuso dagli studenti.

L’ateneo

Ancora una volta al centro della protesta c’è soprattutto l’ateneo trentino, il quale, accusano gli studenti, «continua ad avere accordi e collaborazioni attive con gli atenei israeliani». Nei quali «si produce un sapere che legittima e supporta concretamente il genocidio». Secondo gli studenti, l’Università di Trento «porta avanti campagne di facciata come quella dei ’50mila sudari per Gaza’ ma dall’altra stringe accordi con gli assassini del popolo palestinese”. Per questo, si chiede “una radicale ed effettiva condanna nei confronti di Israele ed un concreto supporto alla comunità palestinese». In vista del Senato Accademico del 22 ottobre, gli studenti chiedono non solo di sospendere gli accordi con università e aziende israeliane, ma anche di creare accordi con le università palestinesi «per sostenere attivamente accademici e studenti provenienti da Gaza».

L’occupazione

Sull’occupazione è intervenuto con una nota il parlamentare e coordinatore regionale di FdI, Alessandro Urzì: «”Si sentivano orfani della guerra e oggi trovano il pretesto di protestare contro la pace. Provocatori di professione a cui le autorità universitarie hanno il dovere di reagire con gli strumenti che sono loro propri. Girarsi dall’altra significherebbe esserne complici. È alle autorità universitarie, al rettorato, che spetta il compito di richiedere l’intervento della forza pubblica di polizia e carabinieri per salvaguardare diritti costituzionali della parte sana di questo paese».

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Il governo di Giorgia Meloni è il terzo più longevo. Meglio di lei solo Berlusconi: «Continueremo a lavorare con serietà» https://www.open.online/2025/10/20/giorgia-meloni-governo-longevita-classifica/ Mon, 20 Oct 2025 07:39:22 +0000 https://www.open.online/?p=2040457 giorgia meloni governo longevita

Superato Craxi, davanti ha solo il secondo e il quarto governo Berlusconi. La premier sale al nono posto della classifica dei premier per durata d’incarico

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Il governo Meloni è il terzo più longevo nella storia della Repubblica italiana. Oggi, lunedì 20 ottobre, l’esecutivo raggiunge i 1.093 giorni di durata, scavalcando il primo governo Craxi e raggiungendo così il gradino più basso del podio. Di fronte a sé il centrodestra a guida Fratelli d’Italia ha solo una doppietta di Silvio Berlusconi

Il messaggio di Meloni: «Continueremo a lavorare con serietà»

«Ci tengo a ringraziarvi: il vostro sostegno e la vostra fiducia sono il motore della nostra azione quotidiana», ha esultato la premier Giorgia Meloni in un post pubblicato su X. Poi la promessa: «Continueremo a lavorare con serietà, determinazione e senso di responsabilità per essere all’altezza del mandato che ci avete affidato». 

I record di Berlusconi e la classifica dei premier

Nel podio tutto di centrodestra, a farla da padrone è proprio Silvio Berlusconi. Il quarto e ultimo governo del Cavaliere, tra l’8 maggio 2008 e il 16 novembre 2011, è rimasto in piedi 1.287 giorni. Il primato assoluto lo detiene però con il secondo esecutivo, dall’11 giugno 2001 al 23 aprile 2005: 1.412 giorni. Giorgia Meloni diventa invece nona nella classifica dei presidenti del Consiglio per durata di incarico. Anche qui il primato è detenuto da Berlusconi – 3.339 giorni – seguito da Andreotti e De Gasperi. 

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Il parabrezza di un Boeing si disintegra in volo, pilota ferito: «Forse impatto con un pezzo di meteorite» https://www.open.online/2025/10/20/aereo-parabrezza-disintegrato-pilota-ferito-impatto-meteorite-indagini/ Mon, 20 Oct 2025 07:04:59 +0000 https://www.open.online/?p=2040447 aereo meteorite detrito parabrezza incidente

L’aereo, da Denver a Los Angeles, è riuscito ad atterrare in sicurezza a Salt Lake City. Le indagini sono in corso ma l’ipotesi di «detrito spaziale» al momento è la più accreditata

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Il Boeing 737 Max della United Airlines stava volando a quasi 11mila metri di altezza quando il parabrezza ha impattato violentemente contro un oggetto, disintegrandosi in parte. Che cosa? Ancora non si sa. Si conoscono però i risultati: pezzi di vetro ovunque, ferite e tagli sulle braccia dei piloti. Ma di tracce organiche o di sangue, indizi di un possibile bird strike, non ce n’erano, anche perché è difficile incrociare un volatile a quelle altezze. Al momento le ipotesi al vaglio dell’Autorità per la sicurezza sui trasporti sono diverse: tra queste anche l’impatto con un «oggetto proveniente dallo spazio». 

L’impatto devastante e l’atterraggio di emergenza

Il volto era decollate da Denver in direzione Los Angeles lo scorso giovedì 16 ottobre. A bordo 134 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio. Circa 36 minuti dopo il decollo, lo schianto che ha mandato in frantumi l’angolo in alto a sinistra del parabrezza, nonostante fosse dotato di vetri multistrato. Il pilota ha immediatamente diminuito l’altitudine del velivolo per poi chiedere all’aeroporto più vicino, quello di Salt Lake City, di poter atterrare a causa dell’emergenza. 

Le ipotesi sull’oggetto e la probabilità di uno scontro con detriti spaziali

Che si possa essere trattato di un cedimento strutturale è difficile, dato che l’aereo era praticamente nuovo di zecca. Era decollato per la prima volta nel novembre 2023, meno di due anni fa, e non ha mai evidenziato problemi. Sarebbe da escludere anche uno scontro con grossi volatili, non essendo state notate tracce organiche sulla lamiera dell’aereo di linea. Le ipotesi più probabili rimangono due. Da una parte, l’impatto con un pezzo staccatosi da un altro aereo o da un satellite. Dall’altra quella al momento più possibile: uno scontro con un «detrito spaziale», vale a dire un pezzo di meteorite che era riuscito a penetrare nell’atmosfera senza polverizzarsi. A confermarlo anche uno dei due piloti. Secondo la Federal aviation authority, questa tipologia di incidenti nei prossimi anni dovrebbe essere sempre più frequente ma che rimane più unico che raro: «Il rischio è inferiore a uno su mille miliardi». Quell’«uno», però, può portare con sé tragiche conseguenze. 

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Educazione sessuale vietata, Valditara: «L’insegnamento c’è già. E i femminicidi non si evitano così» https://www.open.online/2025/10/20/scuola-educazione-sessuale-femminicidi-lettera-valditara-ideologia-gender/ Mon, 20 Oct 2025 06:36:03 +0000 https://www.open.online/?p=2040435 valditara scuola educazione sessuale

In un intervento pubblicato su Corriere, il ministro dell’Istruzione ha sottolineato i «passi avanti» a livello di insegnamento scolastico. Carlo Verdelli accusa per il governo di anacronismo: «La sostanza non cambia»

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«I femminicidi non si combattono con l’educazione sessuale», è con un intervento inviato al Corriere della Sera che il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, risponde a un articolo di commento in cui Carlo Verdelli aveva definito il Ddl sul consenso informato un «passo indietro nelle scuole». Tra lotta all’ideologia gender e integrazioni negli insegnamenti, secondo Valditara l’intervento del governo in ambito scolastico è più che sufficiente per accompagnare i giovani verso il rispetto dell’altra persona. Anche perché – ci tiene a puntualizzarlo più di una volta – «chi ha governato prima queste cose non le aveva disposte, e ora protesta».

I passi avanti concreti secondo Valditara: «L’insegnamento c’è già»

Se per Verdelli l’introduzione dell’educazione sessuale solo a partire dalle scuole superiori è appunto un «passo indietro», Valditara ci tiene a snocciolare qualche numero. «Il 90% delle scuole ha attivato corsi di educazione alle relazioni e al rispetto», scrive. «Secondo i docenti, nel 70% dei casi si è avuto un miglioramento nel comportamento dei giovani. Abbiamo anche incaricato Indire di avviare una formazione ad hoc per i docenti stanziando oltre 3 milioni di euro. Abbiamo reperito altri 13 milioni di euro per le attività in classe con gli studenti». Insomma, esempi di attività concrete che mirerebbero all’educazione alle relazioni e al rispetto, introdotta tra gli obiettivi di apprendimento «obbligatori» e quindi parte integrante non solo delle lezioni di educazione civica ma anche degli altri insegnamenti disciplinari. 

L’obiettivo del Ddl: «Basta confusione con ideologie gender»

Il capitolo sull’educazione sessuale inizia con una premessa: «L’educazione sessuale si fa da decenni nei Paesi del Nord Europa che però nel mondo occidentale sono in cima alla lista per femminicidi e violenze sessuali, con tassi di molto superiori all’Italia». Tradotto: «I femminicidi non si combattono con l’educazione sessuale. L’educazione è importante per una corretta conoscenza del corpo, per una protezione dai rischi di malattie sessualmente trasmissibili e per una consapevole gestione della sessualità». E se questi sono i suoi obiettivi, allora il Ddl ha previsto un arricchimento del corso di scienze proprio in questa direzione. Con lo specifico scopo di «non creare confusione nei bambini insegnando le cosiddette teorie gender».

La decisione dei genitori e la lotta alle ideologie gender: «Spesso a spese dei contribuenti»

Riguardo alla necessità che l’educazione rimanga in capo alla famiglia, Valditara si richiama all’articolo 30 della Costituzione: «Attribuisce innanzitutto ai genitori il compito di educare i figli». Per questo il governo ha «ritenuto giusto che siano i genitori di minori a decidere se far frequentare ai figli adolescenti lezioni sulla identità di genere». E al contempo evitare che «associazioni ideologizzate» possano «fare propaganda nelle scuole, spesso a spese dei contribuenti». Le lezioni dovranno essere portate avanti da «professionisti seri».

La risposta di Verdelli: «Non cambia la sostanza, vi siete concentrati sul gender»

La risposta di Carlo Verdelli è stampata in corsivo appena sotto: «La sostanza resta, via l’educazione sessuale da tutte le scuole». Secondo il giornalista, infatti, in un mondo in cui «ragazzi e ragazze “sanno” di sesso soprattutto attraverso i social e i siti porno di facile accesso», è anacronistico alleggerire l’insegnamento scolastico su quei temi. Si tratta, secondo lui, di «un sapere che è il contrario del rispetto e che non aiuta le buone relazioni col proprio corpo né con quello dell’altro o dell’altra». Dunque la decisione di «diminuire o diluire» l’istruzione è secondo Verdelli errata, e figlia della volontà del governo di concentrare la propria attenzione affinché «eventuali cattivi maestri» non inducano i giovani «su strade diverse da quella, a senso unico, della normalità». 

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Roma, il procuratore sportivo denunciato perché ha “rubato” sua figlia https://www.open.online/2025/10/20/roma-procuratore-sportivo-denuncia-figlia-madre/ Mon, 20 Oct 2025 05:55:47 +0000 https://www.open.online/?p=2040425 piazza istria procuratore sportivo

Lui ha svuotato l'appartamento di proprietà del padre ma in uso alla donna dopo la separazione e ha lasciato alcuni effetti personali ai vicini. Poi ha cambiato la serratura

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piazza istria procuratore sportivo

Un procuratore sportivo di 46 anni attivo nel mondo del calcio e che segue anche giocatori di Serie A ha sbattuto fuori di casa la sua ex compagna e ha fatto sparire la figlia di quattro anni. Lei lo ha denunciato ai carabinieri per sottrazione di minore. È accaduto nel quartiere Trieste alle spalle di piazza Istria. Lui ha svuotato l’appartamento di proprietà del padre ma in uso alla donna dopo la separazione e ha lasciato alcuni effetti personali ai vicini. Poi ha cambiato la serratura.

Sta dormendo

Lei è medico e lavora tra Roma e Latina. Il Messaggero racconta che il rapporto si è incrinato dopo la nascita della bambina. E che c’è un ricorso per l’affidamento. La donna quel giorno l’aveva portata a scuola e poi era andata a lavorare fuori Roma. Al ritorno verso le 20,30 avrebbe dovuto trovare in casa sia lei che il papà. E invece davanti alla porta c’erano solo gli scatoloni con le sue cose. Quando ha telefonato all’ex compagno lui le ha detto: «Sto da mia sorella con la bambina, è meglio che lei resti con me. Non puoi parlarle, sta dormendo».

Il giorno dopo

Alla fine la donna riesce a parlare con la bambina: «Ho appena finito di mangiare, mamma, non stavo dormendo. Ma tu dove sei? Mi manchi, anche se sto con la mia cuginetta». Il giorno dopo la dottoressa si fa trovare davanti alla scuola della figlia. Il padre è lì, le lascia le valigie con tutte le cose della bambina, le comunica che ha fatto togliere anche i mobili dalla casa di piazza Istria. E se ne va.

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Matteo Costacurta, il «Principe Nero» detenuto in ospedale e con l’uso della piscina https://www.open.online/2025/10/20/matteo-costacurta-principe-nero-arresti-ospedale-piscina/ Mon, 20 Oct 2025 05:40:17 +0000 https://www.open.online/?p=2040417 matteo costacurta principe nero arresti ospedale piscina

Deve scontare 14 anni di carcere. Ma un'operazione all'anca lo costringe al Nomentana Hospital ormai da più di un anno

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Matteo Costacurta è il «Principe». E il soprannome se l’è meritato: soldi, bell’aspetto, casa ai Parioli e ville un po’ ovunque. Oltre alla gestione di bed & breakfast dentro il Vaticano che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di San Pietro. Ma è stato condannaot a 14 anni di carcere per tentato omicidio. E da circa un anno e mezzo sta scontando la pena. In carcere? No, in ospedale. Per essere precisi, al Nomentana Hospital. Un posto di lusso con prato all’inglese e piscina. Che gli serve per la riabilitazione dopo un intervento all’anca. Due operazioni da maggio 2024. E la necessità di fisioterapia e nuoto. Che per ora lo tiene lontano dalla galera.

Il Principe Nero

Costacurta, 41 anni, ha un titolo nobiliare e un patrimonio ereditato da una famiglia facoltosa. Ma secondo la procura di Roma è anche un killer. Ed è stato pagato per assassinare il 22 ottobre 2020 Alessio Marzani, un pregiudicato che aveva un conto in sospeso con Daniele Gallarello. Che si era rivolto al boss albanese Elvis Demce. Costacurta è figlio unico del nobile veneto Domenico Costacurta e di sua moglie, la spagnola Luisa Maria Ortega Occhi. È tra i soci del “Roma Polo Club”. E già nel 2009 si incontrava con Luigi Ciavardini (ex Nar) e Carlo Gentile (ex Terza Posizione). È stato anche in carcere a Milano. Per accuse come associazione a delinquere, rapina aggravata e danneggiamenti.

L’omicidio

A ottobre 2020 entrano in azione. L’obiettivo sta andando in bicicletta per le vie di Acilia. Due sicari a bordo di un motorino Sh nero sparano due colpi di pistola. Uno lo raggiunge al petto, l’altro al braccio. Marzani cade a terra, si rialza, scappa in un palazzo. Un residente gli apre la porta e lo nasconde. Poi chiama il 112. Quando al “Principe” avevano fatto vedere la foto di Marzani aveva risposto «non vedo l’ora di portare a termine l’incarico». Dopo l’agguato Demce parla con un amico di «Matteo il principe»: «Ma che stai a di’, quello era uno fuori di testa. Fa le rivoluzioni, un folle», gli dice l’altro.

In ospedale

Ora il Principe è in ospedale. «La stanza è a sue spese», sottolineano i bene informati. «Non potrebbe essere diversamente», ribattono gli investigatori oggi con La Stampa. Fuori dalla sua camera c’è un piantone. Durante gli incontri viene sorvegliato. Ma Il Principe «non ha bisogno di delinquere per motivi economici. Potrebbe fare una bella vita e invece delinque per piacere, per gusto personale. Indossa il maglioncino e spara», dicono i magistrati. «È invasato dalle sue idee antidemocratiche e si definisce orgogliosamente fascista», concludono.

I precedenti di Matteo Costacurta

Costacurta è stato arrestato nel 2004 per detenzione di arma da fuoco e nel 2007 viene coinvolto negli scontri successivi alla morte di Gabriele Sandri. Nel 2009 gli incontri con l’ex Nar Ciavardini, l’ex di Terza Posizione Carlo Gentile e qualche contatto con Massimo Carminati. Poi il Principe Nero si avvicina a Fabrizio Piscitelli, il Diabolik ammazzato al Parco degli Acquedotti. E secondo un’impotesi investigativa avrebbe cercato di uccidere Giuseppe Molisso e Leandro Bennato (considerati i mandanti dell’agguato a Diabolik, il 7 agosto 2019).

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Rischio attentato per Donald Trump: il presidente sale di corsa sull’Air Force One https://www.open.online/2025/10/20/donald-trump-rischio-attentato-palm-beach/ Mon, 20 Oct 2025 05:01:21 +0000 https://www.open.online/?p=2040409 donald trump rischio attentato palm beach

I servizi segreti allarmati dalla scoperta di una piattaforma vicino all'aeroporto

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dovuto salire rapidamente sull’Air Force One su una piccola scaletta all’aeroporto internazionale di Palm Beach. A causa di «misure di sicurezza rafforzate». Lo ha riferito un funzionario della Casa Bianca a Fox News. I servizi segreti, che vigilano sulla sicurezza del presidente degli Stati Uniti si sarebbero allarmati dopo la scoperta di un presunto appostamento vicino all’aeroporto con vista sull’aereo presidenziale. Nessuna persona è stata arrestata.

Il direttore dell’Fbi Kash Patel ha dichiarato che la sua agenzia sta conducendo le indagini. «Prima del ritorno del presidente a West Palm Beach, i servizi segreti hanno scoperto quella che sembrava essere una piattaforma di caccia sopraelevata nella linea visiva della zona di atterraggio dell’Air Force One», ha detto Patel a Fox News Digital. «Non sono state trovate persone sul posto. Da allora l’Fbi ha assunto la guida delle indagini. Abbiamo inviato risorse per raccogliere tutte le prove dalla scena e stiamo impiegando le nostre capacità di analisi dei cellulari».

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Vittorio Sgarbi «non sta guarendo, sta molto peggio. Solo la sorella può salvarlo» https://www.open.online/2025/10/20/vittorio-sgarbi-barbara-hary-sorella-elisabetta/ Mon, 20 Oct 2025 04:22:44 +0000 https://www.open.online/?p=2040403 Vittorio Sgarbi

Barbara Hary, madre di Evelina, chiede di portarlo a Ro Ferrarese: «Non ce la fa»

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Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi «sta male. Sta molto male. E non è vero che sta guarendo. Bisogna far subito qualcosa per salvarlo». Lo dice Barbara Hary, madre di Evelina. A La Stampa la donna spiega che sua figlia è angosciata per la vicenda. Mentre le foto pubblicate nelle scorse settimane non provano che stia migliorando: «Guardi, l’altro giorno doveva andare ad Arpino, per l’inaugurazione di una via, l’ennesimo appuntamento emblematico per dimostrare al pubblico, alle tv e ai giornali che sta cominciando a riprendersi. Solo che l’hanno aspettato tutti inutilmente. Nessuno ha potuto vederlo. Semplicemente perché non ce la fa».

Le foto

«Le foto? Ma si vede benissimo che è stravolto, in uno stato pietoso. In un altro scatto che ha mia figlia, mai pubblicato dai giornali, fatto durante l’intervista di Cazzullo, lui sembra addirittura, non so… uno spettro», dice Barbara Hary. Che non l’ha mai visto da quando è ammalato: «Prima sì, accompagnavo Evelina, e capitava spesso. Dal 2024, questi incontri hanno cominciato a diradarsi. Mia figlia l’ha visto a settembre. Mi ha detto: mamma, vedessi com’è dimagrito. Fa impressione. Lui aveva già cominciato questo deperimento organico allora. Poi, a ottobre e novembre, si sono incontrati a Milano e Ferrara. Vittorio è stato male durante una presentazione, e lì hanno cominciato a tagliarla fuori. Tu vai via, noi lo portiamo a Lugano. Evelina l’ha cercato a Natale, a Capodanno. Ma niente, perché c’è chi gestisce per lui le chiamate, a chi rispondere e a chi no. Poi veniamo a sapere che è ricoverato al Gemelli».

Lo shock

A marzo la figlia si è precipitata in ospedale: «È rimasta shockata. Mi ha mandato dei messaggi, con una foto. Agghiacciante. Pesava 47 chili, e prima era 95. Irriconoscibile. Mi ha scritto: sicuramente morirà, messo com’è. Non parla con nessuno, è in stato comatoso. Sembra un uomo di 100 anni. Ha chiesto alla sua compagna, Sabrina Colle, come sia potuta succedere una cosa così, non sarebbe meglio portarlo in una clinica specializzata? Lei le ha detto: non voleva mangiare. Poi ha aggiunto: questa situazione è segretissima, a te e tua madre non deve scappare niente. E da allora Evelina non ha più potuto vederlo».

Nessun contatto diretto

Hary dice che lei e la figlia hanno chiamato «un dirigente del Gemelli per conoscere le sue reali condizioni. Ci hanno risposto che l’unica persona che può essere informata è la signora Colle. Per questo ci siamo rivolte a un avvocato per chiedere l’amministratore di sostegno. Hanno coperto di fango mia figlia, le hanno attribuito persino la responsabilità di un eventuale “colpo fatale”, ma lei voleva solo fare chiarezza. Nessuna richiesta di interdizione, come ha buttato lì qualche opinionista della domenica. Non chiediamo un tutore. L’unica cosa sicura è che lui sta sempre male, e che non se ne esce se non si fa qualcosa. Vittorio ha molte patologie oltre a questa feroce depressione e temo il peggio. Ho paura che non abbia ricevuto adeguate attenzioni e poi sono convinta che stare rinchiuso nella casa di Roma non gli sia affatto di giovamento».

L’amministratore di sostegno

A Roma il 28 ottobre si celebrerà l’udienza per l’amministrazione di sostegno. Barbara Hary intanto fa un appello alla sorella Elisabetta: «Mi rivolgo a lei, pregandola di trasferirlo a Ro Ferrarese. E di farlo subito, prima del 28 ottobre, della decisione del giudice». Perché a Roma Sgarbi «non ci stava tanto volentieri. Adesso è lì chiuso in casa, non vede nessuno, blindato da quello stesso cerchio tragico che ha allontanato e poi escluso mia figlia, ed è responsabile di quel terribile deperimento dal quale non sembra proprio essersi ripreso. Poi Vittorio è molto legato a sua sorella Elisabetta. Questa potrebbe essere la sua salvezza». Perché «è l’uomo che ora va salvato e non il personaggio».

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Il montacarichi, i gilet gialli, gli allarmi inattivi: il furto dei gioielli di Napoleone al Louvre è «un’onta per la Francia» https://www.open.online/2025/10/20/louvre-furto-gioielli-napoleone-montacarichi-allarmi/ Mon, 20 Oct 2025 03:57:24 +0000 https://www.open.online/?p=2040393 louvre furto gioielli napoleone montacarichi allarme gilet gialli 1

La Gendarmerie sulle tracce di 4 uomini. Gli esperti: nessuna sicurezza nel museo. Le Pen: «Non siamo protetti dalle minacce». Macron promette l'arresto dei ladri

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Un montacarichi, i caschi da motociclista e sette minuti di tempo. Il furto dei gioielli di Napoleone al museo Louvre di Parigi è il colpo dell’anno. E mentre la Gendarmerie è sulle tracce di quattro uomini che si sono portati via otto «gioielli della corona di Francia», nel paese è polemica tra allarmi delle finestre inattivi e accuse. «Un’onta per la Francia. I nostri musei non sono protetti dalle minacce», dice Marine Le Pen. Mentre il presidente della Repubblica Emmanuel Macron promette che gli autori del furto verranno catturati.

Il furto di gioielli al Louvre

Secondo una prima ricostruzione i quattro ladri, forse stranieri, sono entrati nel museo tra le 9.30 e le 9.40. Venivano dal Lungosenna. Due erano a bordo di grossi scooter. Due erano sul furgone dotato di montacarichi. Si sono fermati in prossimità di un cantiere e hanno indossato gilet gialli per confondersi con gli operai. Poi sono saliti sul montacarichi e si sono introdotti subito, a colpo sicuro, nella Galleria di Apollo, al primo piano dell’ala Denon del museo. Da lì hanno forzato la finestra con una sega circolare, hanno infranto due teche e hanno preso i gioielli. Sono usciti 7 minuti dopo. Gli scooter erano due Yamaha T-Max. Poco più tardi è stata ritrovata la corona dell’imperatrice Eugenia, con 1354 diamanti e 56 smeraldi, danneggiata e subito affidata ai periti.

La Galleria Apollo

La Galleria Apollo è stata commissionata da Luigi XIV per esaltare la sua gloria di Re Sole. La sala ospita la collezione reale di gemme e i Diamanti della Corona, che conta circa 800 pezzi. I ladri hanno aperto le vetrine con una smerigliatrice angolare. La scena è stata parzialmente filmata con un cellulare, probabilmente da un visitatore secondo una fonte della polizia, e trasmessa dai notiziari. Avevano i volti travisati. Un gilet giallo è stato ritrovato nei pressi del museo. La corona dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III (imperatore dal 1852 al 1870), è stata abbandonata dai criminali durante la fuga. Gli altri otto pezzi rubati sono di «inestimabile valore storico», secondo gli esperti.

La collezione rubata

Tra questi la tiara di Eugenia, che contiene quasi 2 mila diamanti. E la collana della parure di zaffiri di Maria Amelia, l’ultima regina di Francia (moglie di Luigi Filippo I, re dei francesi dal 1830 al 1848), e di Ortensia di Beauharnais (madre di Napoleone III). Secondo il sito web del Louvre la parure è composta da otto zaffiri e 631 diamanti. I pezzi rubati sono difficili, se non impossibili da rivendere come sono. Per questo gli autori potrebbero aver agito «a beneficio di uno sponsor». O potrebbero aver voluto ottenere pietre preziose per effettuare operazioni di riciclaggio di denaro.

La refurtiva

La refurtiva però scotta. Normalmente – come spiegano i carabinieri del Tpc al Messaggero – c’è uno scollamento tra chi fa il furto materialmente e chi si occupa della vendita: non sono quasi mai le stesse persone. Questa tipologia di furti viene organizzata attraverso sopralluoghi e con un basista all’interno. Qualcuno che conosca i turni di vigilanza e le posizioni delle telecamere. Il furto è avvenuto di domenica mattina perché probabilmente a quell’ora c’è meno personale in servizio. Secondo gli investigatori i gioielli della corona di Francia non verranno mai fusi per ricavarne l’oro, perché perderebbero il loro inestimabile valore. Né potranno essere immessi nel circuito del darkweb o venduti alle case d’asta, in quanto troppo riconoscibili.

Dove finirà il tesoro di Napoleone?

Ma quindi dove finirà il tesoro di Napoleone? Nella teca di un oligarca russo, di un magnate cinese, di un miliardario indiano, di un emiro arabo, di un tycoon statunitense o canadese. Il profilo del “destinatario finale” è una persona di spessore culturale, amante dell’arte e disposto a tutto pur di avere un pezzo “unico” di quel pregio, un grande imprenditore capace di movimentare all’estero i gioielli, magari con i propri mezzi. Persone che conoscono bene le norme e sanno come poterle aggirare.

L’allarme del Louvre disattivato

«Secondo le mie informazioni, un mese fa l’allarme della finestra è stato disattivato perché scattava a sproposito», dice al Corriere della Sera Didier Rykner, critico d’arte diplomato all’École du Louvre. «Me lo hanno confermato diverse fonti e ho visto un documento che lo prova». Potrebbe essere stato riattivato prima di ieri « in teoria. Ma evidentemente no, perché secondo la cronologia fornita dalle autorità l’allarme è suonato alle 9.37 e i banditi sono usciti alle 9.38. Questo prova che ha suonato quando ormai i ladri erano dentro e hanno rotto la vetrina dei gioielli, non quando hanno forzato la finestra del balcone per entrare».

Il montacarichi

Non è stata l’unica disfunzione nella sicurezza: «Il montacarichi, per esempio. Come è possibile che un camion di quelle dimensioni sia stato portato lì dai banditi, comodamente parcheggiato in direzione opposta al senso di marcia, e manovrato una domenica mattina senza destare sospetti? Si è parlato di un cantiere ma in realtà in quel punto c’è solo una palizzata che è presente peraltro da anni, nessun lavoro in corso». E ancora: «Invece di stanziare centinaia di milioni di euro per una nuova entrata, la presidente des Cars dovrebbe occuparsi della sicurezza del suo museo. Invece tace, il che è vergognoso».

I furti nei musei in Francia

Il furto, il primo registrato al Louvre dopo quello del 1998 di un dipinto del pittore francese Camille Corot, mai ritrovato, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza dei musei. Un mese fa, alcuni ladri hanno fatto irruzione di notte nel Museo di Storia Naturale di Parigi e hanno rubato 6 kg di pepite d’oro. Lo scorso settembre, un museo di Limoges (sud-ovest) ha subito un furto con scasso, con danni stimati in 6,5 milioni di euro. Un anno fa, statuette d’oro per un valore stimato di 5 milioni di euro sono state rubate a Paray-le-Monial (Francia centrale). Sette persone sono state arrestate, ma le sculture non sono state recuperate.

La polemica politica

«Fino a che punto arriverà la disintegrazione dello Stato?», ha protestato il presidente del partito di estrema destra Rassemblement National Jordan Bardella. Denunciando un’«umiliazione insopportabile» per la Francia. Secondo il ministero della Cultura, gli allarmi, posizionati sulla finestra esterna della galleria e sulle due vetrine di massima sicurezza, sono scattati. «Erano in funzione» e il posto di sicurezza «li ha ricevuti», ha dichiarato Laure Beccuau. «Resta la questione se le guardie abbiano sentito questi allarmi». E se siano effettivamente suonati nella stanza in cui è avvenuto il furto. «Troveremo le opere e i colpevoli saranno assicurati alla giustizia», ​​ha promesso il presidente Macron domenica sera alla radio XXX. A indagare circa sessanta investigatori della Brigata Anti-Banditismo (BRB) della Polizia Giudiziaria di Parigi e dell’Ufficio Centrale per la Lotta al Traffico di Beni Culturali (OCBC).

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Rieti, assalto degli ultras della Sebastiani al pullman del Pistoia: muore un autista. Meloni: «Violenza inaccettabile» https://www.open.online/2025/10/20/rieti-ultras-pistoia-basket-assalto-pullman-morte-autista/ Mon, 20 Oct 2025 03:02:02 +0000 https://www.open.online/?p=2040385 rieti pistoia autista bus morto ultras basket

Cinque fermi tra tifosi reatini. Ci sarebbero giovani e qualche adulto. L'uomo morto dopo essere stato colpito alla trachea da un sasso appuntito

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L’autista di un pullman che trasportava gli ultras al seguito della squadra di basket di Pistoia di A2 è morto, questa sera, lungo la superstrada Rieti-Terni, all’altezza dello svincolo di Contigliano (Rieti). Alcuni tifosi della Sebastiani Basket hanno assaltato il pullman che stava lasciando la città dopo si era disputato l’incontro. L’uomo, secondo quanto riporta Pistoiasport, è morto dopo essere stato colpito da un mattone. Mentre i tifosi assaltavano il pullman lanciando pietre e altri oggetti. Era da poco terminata la partita di A2 a girone unico che aveva visto la vittoria della squadra di Pistoia contro i reatini.

Raffaele Marianella

L’autista del pullman si chiamava Raffaele Marianella e aveva 65 anni. Di origine romane, era residente a Firenze. Lavorava da qualche mese per l’azienda di trasporti Jimmy Travel, con sede ad Osmannoro, in provincia di Firenze. Marianella era seduto a fianco del conducente e quando una delle pietre scagliate contro il pullman – si sospetta da ultras reatini non ancora identificati – ha sfondato il parabrezza lui è stato investito in pieno. «Una notizia terribile che lascia senza parole. L’assalto al pullman dei tifosi del Pistoia Basket, costato la vita a un autista colpito da un mattone, è un atto di violenza inaccettabile e folle. Esprimo il mio profondo cordoglio alla famiglia della vittima e la mia vicinanza a chi ha assistito a questa tragedia. Confido che i responsabili di questo gesto vigliacco e criminale vengano individuati e assicurati rapidamente alla giustizia», scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Il lancio di sassi

L’uomo deceduto è il secondo autista. A bordo c’erano invece i tifosi della squadra di basket di Pistoia di ritorno dall’incontro di A2 tenutosi al PalaSojourner contro la Sebastiani basket. Sul posto, oltre il 118, sono intervenute diverse pattuglie di polizia e carabinieri. Il pullman è stato raggiunto dal lancio di sassi nella parte anteriore, il parabrezza in un punto risulta sfondato da una pietra, proprio all’altezza del sedile dove probabilmente era seduto il secondo autista, accanto al guidatore. Il parabrezza è incrinato ma non rotto anche dal lato del posto di guida, come documentato da alcune foto sui social. A ucciderlo sarebbe stata una pietra che ha oltrepassato, sfondandolo, il parabrezza del mezzo.

I disordini

Al PalaSojurner di Rieti c’erano stati momenti di tensione poi sedati dall’intervento della sicurezza e delle forze dell’ordine. Nel corso della pausa tra secondo e terzo quarto erano intervenuti polizia e carabinieri. Al termine dell’incontro il pullman dei tifosi di Pistoia aveva lasciato il palazzetto ed era stato scortato dalla polizia fino allo svincolo della superstrada Rieti-Terni. Poco dopo, all’altezza dello svincolo di Contigliano (Rieti), è avvenuto l’assalto con il lancio di sassi e pietre. L’agguato è stato fatto all’unico pullman di tifosi ospiti, in rientro a Pistoia dopo la partita di A2 di basket. Secondo una ricostruzione, dopo che la polizia ha finito di scortare i tifosi toscani, quelli del Rieti avrebbero seguito il pullman per alcuni chilometri sulla statale 79 verso Terni.

L’agguato

Nei pressi di uno svincolo, a Contigliano, è partita la sassaiola con lanci sulla parte frontale del mezzo. Il pullman aveva già coperto appena 10 minuti di strada lasciata Rieti. Ora i tifosi pistoiesi sono fermi sul posto e i loro racconti vengono raccolti dalle forze dell’ordine. La vittima, secondo quanto emerge, sarebbe stata residente in provincia di Firenze. I tifosi del Pistoia Basket avevano noleggiato il pullman da una ditta di viaggi, dotata di flotta propria, specializzata anche nel trasporto tifoserie, con sede a Osmannoro (Firenze).

I fermi

La società Sebastiani Rieti basket ha messo a disposizione dei tifosi pistoiesi un altro pullman per tornare a casa. Ma al momento non è possibile farli ripartire perchè il questore di Rieti ha ordinato l’identificazione di tutti i tifosi ospiti presenti a Contigliano. L’uomo è morto dopo essere stato colpito da un sasso appuntito che lo ha colpito alla trachea. La polizia ha fermato cinque ultras della Sebastiani. Tutti i tifosi reatini sono stati trasferiti nella notte in Questura. Gli uomini della Mobile stanno ascoltando le testimonianze di un’altra decina di tifosi

L’indagine

Secondo le prime risultanze d’indagine i tifosi che hanno lanciato pietre, sassi e mattoni contro il bus avevano raggiunto lo svincolo di Contigliano a bordo di tre auto. Tutti sono stati condotti in Questura e in questo momento sono sotto interrogatorio. Tra loro diversi giovani ma anche qualche tifoso adulto.

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«Le protesi al pene sono più che raddoppiate nell’ultimo anno, tra i miei pazienti anche giovani» https://www.open.online/2025/10/19/protesi-pene-pazienti-giovani/ Sun, 19 Oct 2025 20:06:09 +0000 https://www.open.online/?p=2039705 protesi pene

I dati del professor Aldo Franco De Rose, urologo e andrologo genovese, presidente dell’Associazione andrologi italiani (AssAI). La sua lotta per l'inserimento dell'intervento nei Lea

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protesi pene

Sono sempre più numerosi gli impianti di protesi del pene, in Italia. Un raddoppio, indicherebbero i dati. Tra i dati, spiega a Repubblica il professor Aldo Franco De Rose, urologo e andrologo genovese, presidente dell’Associazione andrologi italiani (AssAI) non solo pazienti oncologici, ma anche diabetici, persone con lesioni neurologiche, vasculopatici, e chi ha subito incidenti stradali, o sul lavoro, con traumi al bacino, o la sindrome di La Peyronie che induce disfunzione erettile. Tra loro anche giovani.

Non solo una «questione sessuale»

Dopo l’impianto, spiega De Rose, «i pazienti dicono di vivere “una seconda giovinezza sessuale”, con soddisfazione al 98%, e anche l’85% delle partner conferma». «La protesi al pene non è un vezzo, è una necessità che aiuta le persone a vivere una vita sessuale normale, compresi moltissimi giovani – dice De Rose – chi ha subito un incidente stradale o è affetto dalla malattia di La Peyronie, grazie alla protesi, può avere figli». Secondo De Rose proprio per la tipologia di paziente che richiede questo tipo di intervento il sistema sanitario nazionale deve prevedere un’inclusione nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. L’andrologo realizza nella sua clinica a regime privato questa tipologia di operazioni: cinque nel 2024, cifra che nel 2025, a fine ottobre, è salita a tredici. Il 20 per cento dei pazienti arriva anche da fuori Liguria. In Italia, l’unica Regione che ha inserito le protesi al pene nei Lea è l’Emilia Romagna, ma, richiama De Rose, «occorre una decisione nazionale, perché la richiesta è aumentata e la salute sessuale è un diritto, riconosciuto dall’Oms». «Chi rinuncia all’impianto della protesi è costretto, nella maggior parte dei casi, da ragioni economiche – spiega De Rose – per questo continuo a battermi per un’opportunità equa che possa essere offerta a tutti di vivere un proprio diritto, il diritto sessuale, pienamente».

(Foto di Jonathan Borba su Unsplash)

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De Luca: Gravissimo attentato a Ranucci segnala clima negativo nei confronti dell'informazione – Il video https://www.open.online/2025/10/19/de-luca-gravissimo-attentato-ranucci-segnala-clima-negativo-confronti-informazione/ Sun, 19 Oct 2025 19:45:29 +0000 https://www.open.online/2025/10/19/de-luca-gravissimo-attentato-ranucci-segnala-clima-negativo-confronti-informazione/

(Agenzia Vista) Campania, 19 ottobre 2025 “Un attentato gravissimo che segnala un clima negativo nei confronti del mondo dell’informazione. Spero si individuino presto i responsabili, poteva costare la vita al giornalista o alla figlia”. De Luca invia la sua solidarietà a Ranucci durante la sua consueta diretta del venerdì. Fb De Luca Fonte: Agenzia Vista […]

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(Agenzia Vista) Campania, 19 ottobre 2025 “Un attentato gravissimo che segnala un clima negativo nei confronti del mondo dell’informazione. Spero si individuino presto i responsabili, poteva costare la vita al giornalista o alla figlia”. De Luca invia la sua solidarietà a Ranucci durante la sua consueta diretta del venerdì. Fb De Luca Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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